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Urban Fabula è un progetto artistico nato nel 2010 dall’incontro di tre musicisti siciliani: Seby BurgioAlberto Fidone e Peppe Tringali.

La provenienza da percorsi formativi classici e da numerose esperienze nell’ambito della musica pop e moderna oltre che dal jazz, è sicuramente una delle caratteristiche che contraddistingue il trio, rendendolo una delle ritmiche italiane più ricercate. Il loro sound poliedrico ed eclettico trova ispirazione nelle radici più intime della musica, ponendosi di fronte ad essa con mente libera da qualunque condizionamento stilistico.

Trio inteso sin da subito come sintesi e non come somma di tre individualità, in un generoso equilibrio di amicizia e condivisione grazie al quale ognuno diventa sia solista che accompagnatore, sia compositore che esecutore.

Abbiamo il piacere e l’onore di accogliere questo formidabile trio nelle nostre pagine, grazie alla disponibilità del gruppo che ci consente di scoprire di più sul percorso artistico e sui programmi futuri!


Com’è nata la vostra passione per la musica?

Crediamo che la passione per tutto ciò che sia arte in generale nasca per gioco e poi magari in un secondo momento diventi una vera e propria attività lavorativa. Pensiamo che la musica, in particolare quella “moderna”, è una delle arti che più facilmente ti porta ad un approccio ludico e per noi rappresenta essenzialmente la ricerca, la curiosità e la fantasia di ciascuno.

Ecco, noi viviamo la musica con questo spirito e cerchiamo di trasmetterlo al pubblico quando suoniamo.

Cosa significa e com’è nato il nome del gruppo?

Urban Fabula nasceva come titolo di un brano contenuto nel nostro album d’esordio, poi abbiamo intuito che poteva rappresentare l’intero album ed infine l’intero progetto artistico. È un’unione bizzarra di due vocaboli provenienti da lingue diverse: “Urban”, proveniente dalla lingua inglese, ci trasporta in una dimensione moderna e dinamica, “Fabula”, dal latino, racconta della nostra musica, fortemente descrittiva e senza confini di genere, frutto della pura fantasia e dell’unione di tante fonti stilistiche, ricca di tanti ingredienti come quelli che compongono la storia di una favola.

Come è stato concepito il singolo “Cubanito”?

Cubanito è uno dei brani che più ci rappresenta perché è un mix di ritmi e sonorità, di gioco e ricerca, una sintesi dei nostri personali background musicali. Dal jazz al ritmo cubano attraverso una metrica dispari inusuale. Cubanito è il nome di un cocktail che abbiamo volutamente prendere in prestito proprio per sottolineare l’idea del mix di componenti che formano un brano, l’arrangiamento vario e la struttura piena di sfumature che lo caratterizzano.

E l’album da cui è estratto?

L’album nasce da una selezione che abbiamo fatto fra varie idee musicali scritte e sviluppate negli ultimi anni. Come ben si sa, fare il musicista è una missione che porta spesso e volentieri ad affrontare lunghi viaggi sacrificando la routine quotidiana tipica di una persona che conduce una vita abitudinaria. Movin’ è la testimonianza del nostro essere musicisti, ma se si scava ancora più a fondo sul senso del termine in realtà abbiamo scelto questo titolo per rappresentare l’essenza del nostro essere persone: movimento, scambio, crescita, commistione e infine contaminazione. Movin’ è un concept album che attraverso la musica e i brani profondamente diversi fra di loro, descrive tutti questi aspetti e cerca di farli rivivere attraverso il suono dei nostri strumenti.

Quali sono le vostre influenze artistiche?

Ognuno di noi ha portato nel trio le proprie influenze musicali e sicuramente ci siamo ispirati ai suoni di trio più moderni come ad esempio i Bad Plus o l’Esbjorn Svensson trio senza trascurare gli esempi immortali del trio dal quale crediamo tutti abbiamo preso insegnamento come quello di Bill Evans, Keith Jarrett, per arrivare al trio di Brad Mehldau. Venendo tutti e tre da un’estrazione classica, è stato quasi fisiologico inserire sonorità percussive classiche attraverso la batteria, pianismo classico e il suono dell’archetto oltre che quello tipico del pizzicato. Ma le nostre esperienze oltre la classica vanno dal pop al funk, dal blues al soul e quindi abbiamo voluto estendere le sonorità grazie all’uso di effetti, percussioni e in un paio di brani il piano elettrico ispirandoci a grandi musicisti come Chick Corea, Herbie Hancock, Joe Zawinul e molti altri.

Quali sono le vostre collaborazioni musicali?

Tutti noi ci siamo formati e consolidati nella nostra terra, la Sicilia. Sia per quanto riguarda il nostro percorso di studi che per quanto riguarda la crescita del nostro progetto in trio la Sicilia ci ha dato davvero tanto. Fino a qualche anno fa è stata una terra feconda e ricca di festival jazz, workshop e club invernali che hanno rappresentato per noi opportunità di scambio e ci hanno permesso di creare sodalizi artistici oltre che di forte amicizia con tanti nostri amati solisti jazz, italiani e non. I nomi sono tanti, da Fabrizio Bosso a Stefano Di Battista, da Enrico Rava a Rosario Giuliani e poi Barbara Casini, Steve Grossman, Joyce Yuille, Gegè Telesforo e tanti altri. Inoltre collaboriamo con Daniela Spalletta, già due dischi all’attivo, e con l’Orchestra Jazz Del Mediterraneo con la quale abbiamo registrato l’ultimo album con ospite Paolo Fresu. Siamo anche stati ospiti dell’Orchestra Sinfonica del Teatro Vittorio Emanuele di Messina e l’Orchestra Sinfonica Siciliana del teatro Politeama di Palermo per delle produzioni originali.

Raccontateci le vostre pregiate esperienze da singoli e di gruppo

Oltre le esperienze artistiche sopra citate, conserviamo con noi tantissimi bei ricordi riguardanti il periodo 2009-2012 durante il quale abbiamo deciso di metterci in gioco partecipando a diverse competizioni jazz italiane ottenendo quasi sempre la vittoria. Adesso, a distanza di qualche anno, possiamo dire che queste occasioni di crescita e di confronto ci hanno dato sicuramente l’energia per poter credere nel nostro progetto e portarlo avanti a tutti i costi, nonostante la distanza che ci separa fisicamente e rende tutto più complesso (Seby vive a Roma, Giuseppe a Catania ed Alberto a Palermo).

Come state vivendo da artisti e persone questo periodo del covid-19?

Questo periodo sicuramente ha segnato e cambiato profondamente le nostre abitudini e le nostre attività principali e tutto questo ricade soprattutto nella vita di noi artisti. Tralasciando i nostri aspetti di vita privata, il colpo più pesante è arrivato con la chiusura e le restrizioni nei teatri e nei luoghi pubblici che per noi musicisti rappresentano gli ambienti principali di lavoro. La musica vive grazie alle persone che ne fruiscono e quindi a fatica stiamo cercando di darci da fare approfittando di questo periodo buio per creare nuova musica, studiare e confrontarci anche con i nostri colleghi.

Quali sono i vostri programmi futuri?

Attualmente stiamo lavorando alla realizzazione di un video live di presentazione visto che il periodo storico non ci consente a stretto giro di fare concerti dal vivo e stiamo comunque pianificando in primavera un piccolo tour di presentazione nella speranza che la situazione attuale vada verso un lento miglioramento generale che ci consenta di tornare a suonare dal vivo. Questa occasione storica rappresenta comunque un’opportunità per quanto riguarda il mondo dei social che rimane l’unica piazza virtuale dove poter condividere la propria musica e mantenere i contatti con le persone che ci seguono e con quelle che ci scoprono sul web.


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