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Con grande gioia diamo il benvenuto a Fabrizio Scrivano, artista poliedrico che ci vizia e seduce con la sua arte. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro Terra di mezzo, pubblichiamo con estremo interesse l’intervista a Fabrizio Scrivano, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Avviciniamoci con garbo e curiosità al mondo musicale e personale, Fabrizio Scrivano si confiderà con noi sulle collaborazioni, le esperienze e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto a Fabrizio Scrivano!

Com’è nata tua la passione per la musica?

La musica ha sempre fatto parte della mia vita e anche della mia famiglia. Il mio bisnonno da parte paterna era un pianista, amico intimo di Stanislao Giacomantonio a cui è dedicato il conservatorio di Cosenza. Tutti i suoi nipoti, quindi miei zii, sono musicisti classici e molti di loro sono docenti di strumento in vari conservatori. Ma la passione è nata in terza media quando una docente di musica, di cui non ricordo né il nome e né il viso (ormai sono passati troppi anni!) ci fece portare gli strumenti a scuola, io avevo una chitarra 3/4 che qualche anno prima mi era stata regalata dai genitori di Biagio Granata, una delle persone più importati della mia vita, grande chitarrista, musicista che ci ha lasciati troppo presto. Alla fine della scuola media avevo già la mia prima band, ringrazio ancora quella docente che è riuscita con poche cose a far sì che un bambino, che aveva occhi solo per il calcio e per lo sci, si innamorasse tanto della musica e della chitarra.

Descrivi “Fabrizio Scrivano” e il suo personaggio, i suoi pregi e i suoi difetti

E’ la prima volta che mi chiedono di descrivere il mio personaggio, ed è molto molto complesso, non il personaggio, ma la descrizione.

Sono una persona normale che dice tutto in faccia, non so se sia un pregio o un difetto.

Forse un pregio è che sono molto socievole quindi tendo in ogni posto in cui vado e che frequento a fare gruppo, forse perché ho paura di rimanere da solo quindi questo potrebbe essere un difetto.

Alterno momenti in cui la pigrizia prende il sopravvento e momenti in cui sono iperattivo dove faccio mille cose diverse.

Poi per il resto credo che i difetti ed i pregi facciano parte di un gioco di gusti e che siano molto soggettivi, a qualcuno può dare molto fastidio il modo con cui mi rapporto con le persone ad altri lo stesso può generare felicità, “è una ruota che gira” avrebbe detto Rino Gaetano.

Come è stato concepito il lavoro Terra di mezzo?

Terra di mezzo nasce dal fatto che io mi trovo in una terra di mezzo. Vivo da sedici anni a Mantova ed ho stretto grandi e sinceri rapporti di amicizia, ma nello stesso tempo sono legato alle mie origini calabresi, credo che il mio accento delle volte volutamente marcato lo faccia trasparire. Ogni brano del disco parla di qualcuno o qualcosa, per esempio Orso Bruno sono io, o meglio è il soprannome che mi diedero in paese quando ero bambino, è un brano che è stato nel cassetto per più di dieci anni ora era il momento giusto per tirarlo fuori. Bea è stata composta quando è nata mia figlia a Mantova, doveva essere una ninna nanna che però ha avuto scarsissimi risultati. Poii è come mia figlia chiamava da piccola Emanuele Poletti uno dei miei più cari amici qui al nord. Acciu è il nome dialettale del sedano e Jermanu è una località della Sila. Ogni brano ha una connotazione ben precisa e descrive il mio sentirmi in una terra di mezzo tra Mantova e la Calabria.

Cos’è per te l’arte, la musica?

Bella domanda, l’arte è tutto. L’arte è espressione, è vita, è comunicazione, è calma, è caos è tutto ed il contrario di tutto. Noi siamo quello che mangiamo, mi ricordo questa frase dal periodo dell’università scritta in un libro. Io mi sono cibato d’arte e di musica da bambino, mio padre ha sempre dipinto e quando ero piccolo mi portava in giro per mostre, molti dei suoi amici dipingevano, sono cresciuto tra pennelli colori e matite, anche io disegno e sono anche discretamente bravo. La musica l’ho sempre ascoltata, vivevo in un piccolo condominio di proprietà degli zii di mio padre, sia loro che i loro figli suonavano il pianoforte (una stirpe di pianisti) e per la strada si sentivano note di Chopin, Bach, Mozart. All’età di 11 anni andai in un negozio di dischi per comperare Crazy World degli Scorpions in audio cassetta. Dai 13 in poi ci trovavamo in casa di qualcuno per ascoltare qualsiasi disco ci passasse sotto mano, dai Guns N’ Roses a Lucio Dalla, dai Pink Floyd a Coltrane, da De Andrè a Metheny. Non c’era internet quindi quei dischi quelle audio cassette che ascoltavo da bambino/ragazzo li mangiavo letteralmente, li ascoltavo così tante volte che il nastro magnetico si spezzava ed il disco si rompeva. La musica era ed è anche un modo per evadere dalla quotidianità.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Anche in questo caso le mie influenze sono molteplici, ascolto davvero di tutto dalla classica al rock, dal jazz al pop italiano. In questo momento sto ascoltando tanta musica brasiliana, bossanova, samba, jazz brasiliano artisti come Pedro Martins, Toninho Horta, Chico Pineiro, Hamilton de Hollanda, oltre ai classici Jobim, Chico Buarque de Hollanda e Joao Bosco. Ma contemporaneamente ascolto i grandi del jazz da Coltrane a Evans, da Paul Desmond ad Louis Armstrong. Nei miei ascolti non manca mai Pat Metheny del quale credo di aver ascoltato tutto oltre ad averlo visto più volte dal vivo. Tutto quello che ascolto mi influenza.

Quali sono le tue collaborazioni musicali  ed in particolare quelle del lavoro in promozione?

In questo periodo, oltre l’organizzazione per la promozione del lavoro appena uscito, ho altri progetti in corso uno di musica “pop” con gli Zen Kitchen di base a Verona con Caterina Dal Zen alla voce, Nicola Monti al contrabbasso e Sbibu alle batteria/percussioni,  un nuovo progetto sulla musica brasiliana insieme a Gabriele Rampi al contrabbasso. Ultimo non per importanza ma per citazione un progetto di swing sempre con Gabriele Rampi al contrabbasso, Jerry Popolo al sax e Riccardo Bringhenti alla batteria.

Per quanto riguarda il disco appena uscito ho voluto come componenti degli amici, persone con cui sto bene anche fuori dall’ambiente musicale.  Gabriele Rampi lo considero uno dei miei migliori amici, abbiamo iniziato a suonare insieme i primi anni che mi sono trasferito a Mantova, suoniamo spesso insieme anche in altri progetti, lui per me è una sicurezza: è una persona molto precisa e puntigliosa e sa come spronarmi per farmi rendere al meglio. Riccardo Biancoli lo conobbi una sera ad una jam, è un mentore, dice le cose in faccia ha un gusto nel suonare sopraffino ci si può chiacchierare di tutto. Con Jerry ci siamo conosciuti per caso quando lui si è trasferito a Verona, abbiamo fatto una serata in trio insieme a Nicola Monti al contrabbasso e da lì è stato amore a prima vista, siamo diventati ottimi amici e grandi compagni di cene e ricette. Con AlfaMusic avevo già collaborato tanti anni fa quando suonavo nel progetto ODF1100 (Operai della fiat 1100) all’epoca uscì un bellissimo lavoro “Uscita di emergenza”, e quando ho mandato il lavoro ad Alessandro Guardia per un ascolto mi ha richiamato subito per iniziare una nuova collaborazione.

Per il momento abbiamo fatto cinque date di anteprima disco, due a Mantova e tre in Calabria. Ora stiamo organizzando le date di presentazione in giro per l’Italia.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

Negli ultimi anni la scena musicale italiana è cresciuta molto soprattutto grazie, secondo me, ai corsi jazz nati nei vari conservatori italiani. Ci sono tantissimi giovani molto bravi, qualcuno riesce ad emergere altri purtroppo rimangono in un limbo. Vivendo in una piccola cittadina mi rendo conto che le possibilità per farsi notare sono davvero ai minimi termini, i locali che fanno musica dal vivo stanno diminuendo sempre più, nei grandi festival per racimolare fondi e persone vengono chiamati gruppi che hanno poco a che vedere con il jazz. In questo panorama un giovane fa tanta tanta fatica. Migliorerei e cambierei tante cose, ma purtroppo non sono nelle condizioni di farlo: sono un piccolo musicista che tenta di trasmettere qualcosa e di far divertire con la musica .

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Se devo pensare a delle mie composizioni vi dico subito “Song for Bio” e “Volo di farfalla”, se pensiamo a composizioni di altri per quanto riguarda il pop “La verità” di Brunori Sas, per il jazz fusion un brano di Scofield contenuto nell’album “I Can See Your House from Here” registrato insieme a Metheny dal titolo “No matter what”

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Mentre stavo aspettando l’uscita di questo disco ho scritto altri brani giusto per non perdere l’abitudine e mi piacerebbe farli insieme ad un’orchestra di archi, ma per il momento la vedo come un sogno nel cassetto.


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