Straordinaria intervista oggi a Emanuele Francesconi , artista poliedrico che ci vizia e seduce con la sua arte. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro TUR – i – N AROUND, condividiamo con felicità l’intervista a Emanuele Francesconi , grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Entriamo più a fondo nella vita e nelle opere, Emanuele Francesconi si narrerà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con Combo Jazz Quintet,DDE Records,Rubinia Comunicazione, le esperienze, e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto a Emanuele Francesconi !
Com’è nata tua la passione per la musica?
Diciamo che da quando ho cominciato ad avere “coscienza di me” ho sempre sentito di avere qualcosa di diverso dagli altri, una sorta di energia in più.
Poi intorno al periodo delle scuole medie, grazie al fatto di poter studiare musica, ho capito immediatamente di essere rapito dai suoni. E così sono iniziate le lezioni di pianoforte e le prime composizioni.
E poi avvenne un fatto simbolico: quando durante i Mondiali di Italia ‘90 si cantava a squarciagola “Noi abbiamo un siciliano che gioca a calcio meglio di Pelé: Totò, Totò Schillaci” rimasi stupito di come quel canto così popolare cantato allo stadio fosse stato scritto da W.A.Mozart (primo tempo della “Eine Kleine Nachtmusik”).
E qualche anno dopo, nella mia mente di dodicenne, questo fatto mi sconvolse al punto che mi appassionai smisuratamente al compositore salisburghese, come se lui in un certo senso mi avesse aperto le porte della Musica attraverso l’espressione di un canto popolare.
Come è stato concepito il lavoro TUR – i – N AROUND?
Fondamentalmente dall’esigenza di tributare la mia passione per il linguaggio jazzistico attraverso la combo più comune e divertente da sentire, ovvero quella con ritmica sax tenore e tromba.
La mia è stata anche una sfida a livello di scrittura perché gli arrangiamenti con i fiati sono più macchinosi da disporre a livello armonico poiché il timbro, a mio parere, supera la matematica della disposizione delle voci come invece avviene più spesso con gli archi.
Penso oltretutto che il blues, il bebop il funky e tutti gli stili di matrice afroamericana abbiano realmente cambiato e influenzato tutta la musica del ‘900 e non solo e da compositore questa cosa va omaggiata e resa propria nell’interpretazione e proposta di composizioni scritte in questo stile.
Quali sono le tue influenze artistiche?
Come dicevo, la prima grande influenza è stata per me la musica e il genio di Mozart e di tutti quei compositori che al di là delle epoche e degli stili abbiano realmente espresso il sentimento dell’ispirazione. L’ispirazione non ha genere per me.
Sono anche grande appassionato di poesia, autori simbolisti in primis e questo credo che nel tempo abbia dato una marcia in più alle mie composizioni anche perché Musica viene da Musa ovvero l’unione di musica e poesia.
La mia influenza artistica si nutre di ogni forma di bellezza e più si va lontano nel Tempo, per me, più se ne scorge la profondità.
Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Fondamentalmente cerco di portare in giro i progetti di mia composizione, quindi oltre “Turin Around” ho il mio trio E.Francesconi Trio con Simone Bellavia al basso elettrico e Paolo Franciscone batteria, il quartetto d’archi con pianoforte, formato da Cecile Delzant e Luca Marangoni violini, Tiziano Petronio viola e Michele Anelli contrabbasso. Tutti progetti che vedono il featuring vocale di Nelsi Furtado.
Collaboro poi nel teatro con Christian Castellano attore e drammaturgo e la sua compagnia “SudateStorie” e con Johnny Lapio, trombettista e compositore con cui abbiamo una formazione di carattere free jazz e abbiamo avuto l’onore di suonare con il batterista dei Chicago Art Ensemble, Famodou Don Moyè.
Svolgo anche intensa attività di sideman.
E le collaborazioni con Combo Jazz Quintet, DDE Records, Simona Cantelmi Rubinia Comunicazione nel lavoro in promozione?
Sono contento di avere trovato per ogni ambito citato dei veri professionisti. Il quintetto suona la mia musica come se fosse scritta da loro, DDE Records e Mike Generale fanno pubblicare tutte le mie idee artistiche e Simona Cantelmi sta facendo un notevole lavoro di divulgazione, sono molto contento di averla incontrata.
Che dire, se non continuare così senza abbassare il livello di stimolo e ispirazione.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
Fondamentalmente la ricerca, l’ispirazione, la trasversalità dei generi e il grande ed eterno elemento poetico, essere promotore di un momento in cui ti pare di aver visto i colori del Sempre e del Tutto.
Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live o concorsi.
Ho iniziato le mie pubblicazioni ufficiali nel 2017, con Halidon e il mio primo disco per quartetto d’archi e pianoforte intitolato “The new conception” dove ho unito repertorio scritto per archi all’improvvisazione e su YouTube potete trovarlo per intero con circa 10 mila visualizzazioni.
Poi ho continuato con la più pregiata label DDE Records, con la quale ho pubblicato dapprima i miei lavori in trio jazz “Akira” e poi le canzoni, sempre di mia composizione contenute nell’Ep latin-funk “Suite di colori”.
Nel 2020 ho pubblicato il secondo disco dedicato agli archi e pianoforte dal titolo “Cadenze ad libitum” dove oltre a mie composizioni ho arrangiato brani del gruppo americano The Doors, mia antica passione, e portato in musica la poesia di Dino Campana. Nel 2021 ho pubblicato anche “Voyelles” disco in duo con l’ukulelista Fabio Saba, dedicato alla poesia “Le vocali” di Arthur Rimbaud componendo un brano per ogni colore citato nel poema.
Sono poi usciti ancora due singoli, “Oltre il Tempo” e “Il più bello dei mari” che è una poesia di Hikmet, e poi l’ultimo lavoro è appunto “Turin around” per combo jazz.
Per quanto riguarda i live ho avuto intensa stagione estiva con il trio, poiché eravamo sostanzialmente la resident band ogni domenica sera presso il Centro Culturale Comala di Torino, oltre che in altri club cittadini.
Sto organizzando diverse uscite per Turin Around per la fine dell’inverno.
Infine per i concorsi, dopo aver vinto qualche premio giovanile di carattere solistico, ho avuto belle soddisfazioni poiché ogni mio progetto è stato riconosciuto a livello nazionale e internazionale: il primo premio vinto con il progetto “Nuit Française” con Cecile Delzant al violino (Premio Barolo Jazz 2014), il premio del pubblico per il mio trio jazz al pregiato concorso nazionale “Chicco Bettinardi” nel 2015 e infine il riconoscimento internazionale per il mio brano “Dies Irae” per solo, cori e orchestra d’archi, eseguito a Leopoli per il concorso internazionale Sacrarium 2016 (il video è su YouTube).
Rimangono ancora le collaborazioni con Johnny Lapio che mi hanno portato a vincere il concorso nazionale edito dal Miur “Vivere all’italiana in jazz” nel 2020.
Sono anche in concorso per “Alma Dantis” edito da Feniarco e dedicato ai 700 anni della nascita di Dante Alighieri. Ho infatti musicato le prime tre terzine del canto Terzo della Commedia per coro archi flauto e fagotto.
Cosa pensi della scena musicale Italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Penso che finché il gusto musicale non viene educato, specie qui in Italia, e non viene dato maggior spazio alla musica “non commerciale” per seguire cosa può piacere alla gente, non si possa che peggiorare e infatti le radio lo dimostrano.
Viviamo forse una delle epoche più tristi a livello di profondità artistica popolare: i talent hanno distrutto tutto ciò che di buono rimaneva, facendo credere ai poveri sventurati che la musica sia una sfida alla stregua della Champions League.
Fateci caso: non abbiamo più cantautori alla Dalla o alla De André e Vinicio Capossela è “l’ultimo dei Mohicani”.
Per questo la gente è rimasta colpita dai Maneskin: perché finalmente qualcuno è tornato a suonare!
Cosa cambierei? Praticamente tutto.
La scelta delle canzoni di Sanremo, non farei più talent e stimolerei il ritorno all’ascolto delle produzioni underground, dove l’arte fiorisce libera, metterei Bollani in prima serata e non il “Collegio”, per esempio.
Cambierei soprattutto l’immagine popolare dell’artista: meno trucchi, meno tatuaggi, meno autotune e più poesia, più sostanza e più gente capace di fare veramente arte.
Oltre al disco in promozione quale brano ci consigli di ascoltare?
Penso sia “Oltre il Tempo”, il singolo per trio jazz quartetto d’archi e voce che ho fatto uscire nel marzo del 2020. Un brano registrato in fretta e furia l’8 marzo 2020, esattamente il giorno prima del tragico primo lockdown. È un brano che parla del tempo e della sua preziosità e di come può essere difficile viverlo in ogni forma in cui si presenta.
E quello che è successo dopo, in Italia con il Covid19, ha effettivamente fermato il tempo, riportando ognuno di noi a ri-vivere, per forza di cose, anche la propria espressione temporale. Coincidenze universali… È un brano, inoltre, il cui testo mi soddisfa più di altri.
Come stai vivendo da artista e da persona questo periodo di Covid19?
Avendo anche molti allievi ho resistito con le videolezioni e le lezioni private organizzando brani di musica d’insieme con gli studenti e i saggi on line, tenendo comunque alta l’attenzione anche nella “tragedia” vissuta e che ancora serpeggia.
Con le varie riprese di concerti la richiesta è stata molto alta, quasi un po’ schizoide (non mi era ancora capitato di fare 20 date in un mese come quest’anno e l’anno scorso a luglio) e mi ha fatto piacere vedere come la gente avesse voglia di vivere l’arte.
Come persona, riguardo a tutto ciò, penso semplicemente che se nel 2026 avremmo fatto la nona dose per poter continuare a lavorare allora forse c’è stato un problema: ma ora come ora, se per poter continuare a far vivere la società e uscire da questa rogna ci si deve “proteggere” con il vaccino, ci può stare come risoluzione. Vedremo.
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Beh forse la possibilità di avere costante un sogno che alimenti il cassetto della mia ispirazione.
E un vasto pubblico!