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Con grande riconoscenza diamo il benvenuto ad Emanuele Sartoris, artista poliedrico che ci vizia e seduce con la sua raffinatissima arte. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro NOTTURNI, leggiamo con curiosità l’intervista a EMANUELE SARTORIS, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci!

Com’è nata tua la passione per la musica?

Fin da bambino sono stato molto affascinato dal suono e dal ritmo, ascoltando le musicassette che mio fratello inseriva nel lettore da subito distinguevo ciò che più poteva piacermi da quello che proprio non tolleravo. La folgorazione è arrivata con la scoperta del blues. Il prete, Don Giuseppe Rosso, che abitava dall’altro lato della strada aveva acconsentito a darmi lezioni di piano per formarmi come organista, nel contempo avevo imparato la scala blues e all’insaputa del prete la suonavo a tutta velocità sul pianoforte. La blue note, il sound e ritmo della musica nera mi attiravano in modo particolare, quasi ossessivo, da qui in poi la musica è diventato un elemento sempre più presente ed insistente nella mia esistenza, fino a decidere che sarebbe stato il mio mestiere sentendo di aver qualcosa da esprimere attraverso il suono.

 

 

Usa tre aggettivi (e perchè) per descrivere “EMANUELE SARTORIS” e il suo personaggio,…

 

Lo farò volentieri con ingenua celerità, senza preoccuparmi dell’eventuale presunzione che potrebbe trasparire dagli aggettivi scelti.

 

CREATIVO: credo che la creatività, la capacità di immaginare, progettare sognare e realizzare idee con ciò che si ha a disposizione sia una delle migliori prerogative di cui è dotato l’essere umano. Mi piace che la creatività non abbia limiti che possa tendere all’infinito, al tutto e che possa avvicinarmi a ciò che non posso comprendere. Cerco di essere sempre il più creativo e fantasioso possibile, lo trovo fondamentale.

 

DETERMINATO: Una volta prestabilito un’obiettivo, se lo valuto maturo e necessario, lo raggiungo in tutti i modi che ho a disposizione per arrivarci. Se è qualcosa di buono e in cui credo difficilmente non arrivo a portarlo a termine.

 

CURIOSO: La curiosità è un motore. E’ ciò che cerco di far emergere nei miei allievi, ciò che vorrei li spingesse ad inseguire sempre qualcosa di nuovo e a rimanere affascinati da ciò che non conoscono. La curiosità è qualcosa di maestoso e stupefacente come l’aurora boreale, una luce che illumina il buio della nostra esistenza. Se non fossi cuorioso forse non sarei venuto al mondo.

 

 

 

Come descriveresti la nascita di NOTTURNI?

 

Notturni è la realizzazione di un sogno, quello di poter condividere un disco con il suono di un poeta come Daniele di Bonaventura. Nonostante le difficoltà naturali dovute alla distanza, i miei impegni e quelli di Daniele, la pandemia, il disco è nato spontaneamente, senza forzature, con l’allineamento favorevole di una serie di eventi. Man mano che le cose andavano per il verso giusto rimanevo a mia volta stupito di quanto fosse semplice portarlo a termine. Questo anche grazie alla disponibilità e bontà d’animo di Daniele che mette tutto questo suo modo di essere nel suono del  Bandoneon.

 

 

Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?

 

A mio avviso il suono vale più di mille parole parlando di capacità comunicativa. Questo lavoro discografico è legato ad una clip, ma direi per una casualità. Da anni partecipo all’evento benefico per l’ospedale S.Anna di Torino “Vitamine Jazz” in cui ci si presta a suonare dal vivo per i pazienti presenti in sala d’attesa.  Partecipo alla manifestazione con grande gioia fin dagli esordi invitato dal direttore artistico Raimondo Cesa. Appena è iniziato il lock down Cesa mi ha raccontato della situazione difficile in cui si trovava l’ospedale, così mi ha proposto di realizzare un video ad hoc per omaggiare le operatrici che accudivano i pazienti senza sosta  in attesa di ritornare a suonare in presenza, in quel periodo ero al lavoro sulla rielaborazione dei Notturni di Chopin che nel disco prenderanno il nome di Notturno Impromptu 1 e 2, l’occasione mi sembrava perfetta per coinvogere Daniele di Bonaventura dando una maggiore visibilità alla rassegna. Daniele dopo aver accettato con grande gioia ha personalmente montato i video che abbiamo realizzato con un semplice cellulare ognuno da casa sua, io a Torino e lui a Fermo. Il risultato sono stati due video, uno di un Notturno inedito non presente sul disco, che hanno rappresentato di fatto il nostro primo esperimento riguardante questo disco in cui ci siamo cimentati. Inutile dire che vado particolarmente orgoglioso del fatto che si trattasse di un regalo per l’ospedale S.Anna.

 

Cos’è per te l’arte, la musica?

 

Trovo che l’arte sia una risposta natuarale alla necessità dell’uomo di trovare qualcosa per poter sopravvivere durante la sua esistenza sulla terra. La musica è una delle migliori esigenze umane,sicuramente quella che più comprendo e che più mi va di utilizzare per creare e comunicare.

 

Quali sono le tue influenze artistiche?

 

L’arte abbraccia tanti rami che mi appassionano ed amo particolarmente. In letteratura sono affascinato dal decadentismo: Baudelaire, Huysmans, D’annunzio solo per citarne alcuni. Nelle arti visive apprezzo Delacroix, Dalì, Kandinsky ma nuovamente sarebbe riduttivo perché per esempio sono un accanito lettore di fumetti e trovo che l’opera di Hugo Pratt a partire da Corto Maltese sia un capolavoro, mi piace il cinema in cui mi entusiasma il fantasmagorico lavoro di Fellini. Come già ho detto è la musica l’arte che fa vibrare per simpatia le corde del mio animo. I miei ascolti vanno da Rimskij Korsakov di Sherazade che per me resta un capolavoro di riferimento, passando per la mia oramai manifesta e nota passione per Chopin che resta l’altare a cui mi inginocchio con maggiore frequenza fino a Listz in cui vado a studiare con intensità e fare miei nell’improvvisazione i passaggi tecnici più arditi. In particolare di Listz in questo periodo sto acoltando con grande intensità lo studio  6 sul Capriccio 24 di Paganini e moltissimo Bach, le variazioni Goldberg e l’arte della fuga. Tuttavia il jazz è stata la mia prima stella polare e lo rimane tutt’ora,come ad esempio il pianismo di Bill Evans. Dovete sapere che in questo periodo io e Daniele ci siamo lanciati una sfida personale andando a cercare alcuni dischi di Evans che non avevamo mai ascoltato arrivando a scovare capolavori come “New Conversations”, dischi fondamentalmente  poco commercializzati in Italia. Un altro grande riferimento è Keith Jarrett, dal concerto di Colonia passando per i suoi quartetti fino ai recenti piano solo, lui e la sua idea di musica sono un’intramontabile riferimento di libertà. Per citare ancora una passione nell’ambito del jazz ci sono album come “Now he sings now he sobs” di Chick Corea che sono per me intramontabili sia dal punto di vista dell’architettura stilistica che in ambito tematico ed improvvisativo.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

 

Ad oggi ho all’attivo diverse formazioni. Al di là del duo con Daniele Di Bonaventura che è la collaborazione più recente porto avanti il duo con il contrabbassista Marco Bellafiore con il quale siamo al lavoro su una nuova idea discografica. Il duo con chi è stato mio insegnante in conservatorio Massimiliano Gènot, oggi amico e collega, con il quale portiamo avanti il nostro inesauribile desiderio di ricerca a confine tra improvvisazione e scrittura, jazz e musica classica. Con Massimiliano siamo ancora alle prese con le rappresentazioni del nostro Totentaz ed al lavoro su un nuovo progetto. Altra formazione che mi vede protagonista è il quartetto “Night Dreamers” con cui siamo ospiti stabili della trasmissione TV condotta da Massimo Bernardini “Nessun Dorma” in onda in prima serata su Rai 5, con questo gruppo ripartirà la messa in onda della nuova stagione proprio il 4 ottobre. Sono invece attivo ospite della formazione con Massimo Barbiero ed Eloisa Manera con cui abbiamo realizzato il disco “Woland” e nell’ensemble di Maurizio Brunod con il suo disco che festeggia i suoi trent’anni di carriera. Diciamo che ci sono molte cose attive con connotati diversi.

 

 

E la collaborazione con Caligola Records nel lavoro in promozione?

 

Caligola è un’etichetta storica italiana con cui collaboro per la prima volta. Grazie alla disponibilità ed entusiasmo di Claudio Donà, che ha fatto uscire in precedenza altri lavori di Daniele, è stato possibile collaborare perché Notturni uscisse nel migliore dei modi possibile.

 

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

 

Vorrei che il mio suono comunicasse con l’ascoltatore in maniera profonda, mi piace raccontare storie e sensazioni come se ciò che scrivo fosse a  tutti gli effetti di musica a programma. Spesso,quasi sempre, i titoli o i contenuti dei brani che scrivo hanno finalità descrittive che vorrei portassero l’ascoltatore ad immaginarsi in maniera soggettiva le sensazioni, gli stati d’animo o le storie che descrivo atteaverso il mio suono. Entrare in sintonia o mettere il pubblico nella condizione di essere in sintonia con me è l’obiettivo che si prefigge ciò che scrivo, non necessariamente piacendo alle orecchie o cercando soluzioni semplici ed efficaci di cui già potrei conoscere il risultato in termini di apprezzamento per il pubblico. Ciò che conta per me è emozionare l’ascoltatore così come io mi sono emozionato ascoltando i miei riferimenti dal vivo o nei dischi.

 

 

Parliamo delle tue pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?

 

Avendo 34 anni è molto rara la mia partecipazione a concorsi, tuttavia porto avanti in maniera crescente la mia attività sul palco. Ho avuto la fortuna di suonare all’estero e recentemente su palchi prestigiosi come il teatro Toniolo di Mestre, ed è sempre una grande emozione. Nell’imminente futuro sono previsti altri live tra cui la presentazione ufficiale insieme a Daniele del nostro disco Notturni presso il conservatorio di Torino grazie alla produzione dell’associazione Erremusica gestita da Marisa Rivera, sarà un’evento per me molto emozionante che mi vedrà suonare nel conservatorio in cui ho studiato, si tratta certamente di una grande emozione.

 

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

 

Da sempre il panorama musicale italiano concede poche briciole al jazz, sia in termini economici che di spazio, nonostante il prolificare costante di  nuovi festival più o meno importanti. Tendenzialmente resta un mercato in cui è difficile inserirsi e nel quale per quanto si valga e si abbiano idee buone è necessario lottare duramente per affermarsi e farsi rispettare. Con determinazione ed impegno costante è possibile farlo, ma si parla di una grande fatica, buona fetta degli spazi è occupata, in parte anche giustamente dai grandi nomi. Credo che dare spazio agli emergenti premiando le idee possa essere una delle tantissime soluzioni percorribili. Anche nei festival così come per quanto riguarda il mercato delle etichette discografiche  sarebbe necessario che tutto fosse più limpido affinchè possano essere cacciati via i personaggi che hanno solo intressi nell’intascare più soldi possibile a discapito dell’artista.

 

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

 

Vi propongo l’ascolto di un brano tratto dal mio disco di qualche anno fa intitolato”I Nuovi Studi” si tratta di Studio Op.2 Nr.4. Nello specifico questo è  uno studio sul tocco che di certo è precursore dello stile compositivo ed improvvisativo che adotto oggi.

 

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

 

Ogni cambiamento ed ogni novità,  nel bene e nel male, cerco di far si che possa essere l’occasione per poter portare avanti qualcosa di nuovo. Ho sfruttato il periodo del covid per mettere a punto i Notturni e per studiare. Benchè ci fosse più tempo a disposizione quando si studia non sembra mai sia abbastanza. Progettare, immaginare cose nuove, leggere e correre sono state le attività più intense che ho portato avanti durante la pandemia. Spero che passi presto la questione del distanziamento sociale, oramai anche guardando i film penso “Hey, ma come mai quelli sono così vicini” è qualcosa che ci è entrato dentro come una fobia, e spero possa passare prestissimo. C’è bisogno di normalità.

 

Progetti a breve e lungo termine?

 

In questo momento si lavora per portare avanti la promozione dei nostri Notturni organizzando concerti e presentazioni e ne siamo particolarmente lieti vista l’accoglienza affettuosa che pubblico e critica stanno mostrando nei confronti di questo lavoro. Per il futuro sto pianificando i nuovi lavori che vorrei portare in studio di registrazione, come sempre rispetto il mio piano di idee che si è consolidato nel corso di questi anni. Se possibile realizzerò, come di consueto, tutti i progetti che mi sono prefissato ed immaginato. Spero possa continuare ad essere sempre così, una costante realizzazione dei miei sogni.

 


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