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Musicista di grandissima esperienza e sax dei grandi artisti italiani, Alessandro Bertozzi ci sorprende con un nuovo lavoro ricco di contaminazioni. È “Trait d’union” il lavoro uscito per l’etichetta Level49 quest’anno (2020), in compagnia di ottimi e affermati musicisti, quali Pap Yeri Samb (voce), Andrea Pollione (tastiere), Alex Carreri (basso), Maxx Furian (batteria) ed Ernesto da Silva (percussioni).

L’anima jazz e funk del Bertozzi si scatena in un album, come dicevamo, ricco di contaminazioni il cui titolo rappresenta proprio un discorso musicale inclusivo e alla ricerca di sonorità trasversali. L’uso della voce e della lingua enfatizzano il carattere ampio, multietnico e contaminato di ciascun brano. Suoni elettrici, acustici e funk si mischiano in modo eccezionale in un lavoro che pur rifacendosi a un concetto di contaminazione proprio del jazz e instaurato negli anni, mantiene grande freschezza. Questo è dovuto anzitutto grazie alla grandezza del Bertozzi, ma anche al sound degli eccezionali musicisti, oltre che di un lavoro di sala e di mixaggio degni di nota!

Il lavoro, composto da 8 tracce originali si apre con Giula, col suo ritmo esotico e le sonorità etniche, si sviluppa in un funk corposo e avvincente. Così come il seguente Samaway, in cui Pap Yeri Samb offre un’introduzione in solitaria estremamente suggestiva, e una melodia dal sapore pentatonico. Questo brano cela un blues minore rivisitato in modo interessante sia per la melodia che per l’armonia di cui è costituito. Qui uno splendido solo di Andrea Pollione, ricco di ritmo e note out che rientrano sempre al momento giusto, spingendo il brano su suoni più estremi. Non mancano escursioni timbriche e ritmiche che rendono il lavoro vario e ricco di sfumature come in Kalmte ballata riflessiva e poetica, estremamente melodica e dal suono orientaleggiante. Qui apprezziamo la grande esperienza e l’innata melodicità di Bertozzi. Ma come è nella sua anima, quel daimon interiore prende il sopravvento: un raddoppio che in crescendo trasforma il brano in una corsa contro il tempo.

Incursioni prepotenti dell’elettronica e di suoni sintetici nei brani del disco, fra tutte le tracce in particolare Reguit Pad in cui al ritmo afro si avvicendano suoni di synth, basso slap e giochi di pan con Bertozzi che porta all’estremo il suono del suo contralto!

Un album da scoprire, che nonostante la ricchezza musicale non stanca all’ascolto e anzi, vi assicuro avrete voglia di ascoltarlo più e più volte in loop!


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