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Straordinaria e interessante intervista oggi a Mauro Mussoni, artista poliedrico che ci vizia e seduce con la sua arte. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro Follow The Flow, pubblichiamo con estremo interesse l’intervista a Mauro Mussoni, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! In punta di piedi ma con la curiosità di un bambino entriamo nella musica e nella vita, Mauro Mussoni ci condividerà con quelle che sono le collaborazioni, fra le tante, quelle con WoW Records,Rubinia Comunicazione, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto a Mauro Mussoni!

Com’è nata tua la passione per la musica? 

Fin da piccolo mi è sempre piaciuto ascoltare musica; di tutti i generi. La piccola raccolta di vecchi vinili dei miei genitori vantava pezzi pregiati fra cui Louis Armstrong, Mina, The Manhattan Transfer, I Beatles. C’erano cose più o meno “digeribili” per un bambino di 7-8 anni, ma non avevo problemi a provare e ad apprezzare tutto. Certe cose non le capivo, ma ciò non mi evitava di ascoltarle comunque e di trovarne una logica, una poesia e un piacere. Dopo i vinili è stato il momento delle musicassette, dei walkman a pile e poi dei cd. In ognuna di queste “ere” ho sempre avuto come la necessità di collezionare ascolti e di immergermi in essi quasi estraniandomi. Il sabato andavo con gli amici alla Dimar in centro a Rimini. Era il negozio di dischi più fornito e passavamo tutto il pomeriggio all’interno ascoltando le ultime uscite e cercando rarità.

Sono sempre stato suscettibile al suono. Il “suono” è qualcosa di viscerale. Noi siamo quello che mangiamo, quello che vediamo e quello che ascoltiamo. Credo che la passione per la musica sia nata con me… o forse la porto con me da ancora prima di questa vita.

Usa tre aggettivi (e perché) per descrivere “Mauro Mussoni” e il suo personaggio…

Non credo di essere un “personaggio” e lavoro per essere me stesso il più possibile senza troppi compromessi. Se proprio devo dare tre aggettivi comunque direi… Lunatico, pensieroso, indipendente.

Lunatico perché essendo del segno del cancro ho un umore particolarmente variabile. Non significa che sia volubile, ma mi rendo conto che a volte possa risultare imprevedibile o burbero. 

Riflessivo perché penso molto. Praticamente penso sempre e a volte mi ci vogliono tempi biblici anche per decisioni semplici. Non per mancanza di coraggio o lentezza, ma perché cerco di dare importanza alle mie scelte.

Indipendente perché alla fine voglio fare sempre di testa mia!

Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di Follow The Flow?

Follow The Flow è un album che ho definito “felice”. Durante alcuni live col quintetto avevo già provato un paio di brani nuovi che sarebbero stati inclusi nell’album (il secondo). Quando ho deciso di andare avanti con la composizione in vista di questo album tutto è stato facile. Spesso mi capita di avere un’idea, provarla, correggerla, non essere convinto e lasciarla maturare per diverso tempo per poi magari scartarla. Questa volta, invece, le cose mi sono uscite automaticamente senza troppi sforzi: come a seguire un flusso. Da qui il titolo “Follow The Flow”.

Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?

Avventuroso! Quando ho cominciato a fare musica non sapevo nulla del mondo della musica! Mi piaceva suonare e quindi volevo farlo il più possibile, tutto qui. 

Le mie “fasi” musicali sono strettamente connesse ai generi. Ho cominciato da piccolissimo con il pianoforte classico e ricordo con grande affetto il mio insegnante Giordano Mosco. Dopo qualche anno e l’ascolto di “qualche” disco rock è arrivata la chitarra. Il basso elettrico è venuto poco dopo con la fusion e il progressive. Per il jazz avevo bisogno del contrabbasso. In seguito ho deciso di frequentare il conservatorio. 

Da subito ho suonato, scritto, composto, arrangiato, registrato; il tutto anche con incoscienza e incoerenza. Oggi mi sento più centrato e più sicuro delle mie idee, ma cerco di ritrovare quella sensazione di incoscienza e di avventura che vivevo qualche anno fa concentrandomi sulla mia musica.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Tutto. Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa da cui possa trarre ispirazione e sensazioni. Da Michael Jackson a Ornella Vanoni, ma anche da Roger Federer ad Ayrton Senna. Le influenze sono tutto ciò che ci circonda in positivo e in negativo. Una bella cascata, un bel tramonto, uno tsunami, una giornata andata storta, una carezza. Come dicevo in precedenza, siamo quello che mangiamo, che vediamo, che ascoltiamo… e tutto il resto.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Ho collaborato con tanti musicisti incredibili, veramente forti e da cui ho appreso tantissimo. Anni fa ho avuto un incontro con Buster Williams che mi ha veramente segnato. Ero molto emozionato perché è sempre stato un mito per me. Da subito ho capito che non ha un carattere particolarmente docile, ma siamo entrati in sintonia e mi ha fatto capire che la musica è una cosa davvero seria. Da lì ho sentito che qualcosa era cambiato e ho cominciato a pensare diversamente. Forse è stato quello il momento in cui ho maturato l’idea di investire sulla mia musica. Non mi piace fare elenchi, ma posso dire che le collaborazioni attive ancora oggi (oltre a quella con i ragazzi del quintetto, ovviamente) sono quelle con coloro che sono diventati veri e propri amici tra cui Flavio Boltro, Nico Gori, Stefano Bedetti, Carlo Atti, Barbara Casini, Beppe Di Benedetto, Joe Pisto, Alessandro Scala. Questi sono gli amici che frequento più spesso, ma ce ne sono tanti altri che spero di rivedere presto. Per quanto riguarda il pop ho uno splendido ricordo di una registrazione di un brano di Fabio Concato.

E le collaborazioni con WoW Records e Rubinia Comunicazione di Simona Cantelmi nel lavoro in promozione?

Con Simona e i ragazzi di Wow Records ho un rapporto sincero ed informale. Penso sia l’unico modo di portare avanti veramente le cose oggi o almeno è quello di cui sento il bisogno; ovvero di circondarmi di persone sincere, attive e positive. Poter alzare il telefono e parlare in ogni momento con la tua etichetta o il tuo ufficio stampa e avere sempre una risposta pronta e intelligente non è cosa da poco! Ho sentito da parte loro la voglia e l’impegno di portare avanti le nostre cause con serietà e serenità. Questo è il massimo che si può desiderare… quindi mi sento davvero fortunato.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Così su due piedi penso alle sensazioni. Pace, serenità, inquietudine, turbamento, calma, presunzione, trepidazione, tranquillità. Spero che la mia musica conduca in primis a delle sensazioni. 

Quando scrivo penso di riflettere i miei stati d’animo, i miei pensieri, le mie immagini, ma non sono mai riuscito a decidere a priori cosa comunicare. Spesso ho trovato nel processo creativo delle emozioni che ho deciso di seguire. Quello che mi trasmette il prodotto finale non deve essere per forza oggettivo ed universale; quindi non è detto che quello che mi suscita calma susciti calma in generale. 

Semplicemente spero che susciti qualcosa che muova la sensibilità profonda o anche solo superficiale.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

Il mio primo album come leader è LUNEA. È del 2018 ed è stato pubblicato da Alfamusic. Da lì siamo riusciti a mettere in piedi un bel progetto che continua ancora oggi e spero mi accompagni il più possibile. Ovviamente già da molto prima le esperienze live non sono mancate. Sono in giro da ormai più di vent’anni.

Sono contento di avere fatto molte esperienze sia in Italia che all’estero (Germania, Slovenia, Svizzera, Spagna, Inghilterra, Brasile, etc.). Come accennato sopra, ho avuto la fortuna di collaborare con tanti musicisti fortissimi e continuerò a farlo senza meno.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

Penso che si debba abbandonare al più presto la logica della gara se si vuole salvare il salvabile. Ormai è tutto presentato sotto forma di “contest”: gara di cucina, gara di pasticceria, gara di estetica… Per quanto riguarda la musica, troppi “talent show” con palchi enormi, luci, coreografie e così via. 

Capita di vedere artisti davvero bravi, ma è anche vero che si respira il fatto che l’unico modo di fare arte oggi è quello di passare attraverso quel mondo televisivo ed esclusivo. Credo che sia un messaggio sbagliato che porti gli artisti a plasmarsi per cercare un posto in quell’olimpo. Il vero messaggio dovrebbe essere trasmesso dalla musica e non filtrato dai “giudici” in una condizione troppo costruita. Penso che si debba raggiungere un’intensità artistica anche al di fuori di contesti così competitivi dove spesso vince il più  perfetto. L’arte non è perfezione e non è una gara. 

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Ovviamente il sopra-citato primo album: LUNEA

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

Alterno giorni di grande sconforto a giorni di labile ottimismo. Cerco di concentrarmi sulle cose che hanno un vero valore come i rapporti umani. Un mio caro amico tempo fa mi ha dato uno dei consigli che ricorderò per sempre: “Cura i tuoi affetti!”

Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa stai lavorando?

Sempre parlando di amici con cui porto avanti vari progetti, è da poco uscito l’album “Aliquid Novi” di Stefano Savini per Dodicilune Records.. Uscirà a breve un lavoro in quartetto condiviso con Sara Jane Ghiotti, Simone Migani e Pasquale Montuori. In più a breve entrerò in studio per il nuovo album di un altro carissimo amico con cui ho condiviso tante avventure: Massimo Giovanardi.

Tengo molto a tutte queste collaborazioni perché penso che la buona musica venga soprattutto da persone che stanno bene insieme e finora tutto torna!

Concludo anticipando che nel 2022 è prevista la pubblicazione di un mio album in trio… stay tuned!



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