Anno nuovo disco nuovo per l’instancabile sassofonista Danilo Guido che con l’uscita di “The Consequances of the Moon” –NJS maggio 2020- aggiunge una nuova pietra miliare al suo percorso artistico. Dopo la sperimentazione di “The Breath of Soul“, lavoro in cui il sassofonista si cimenta da solo in composizioni originali e riflessive, nel nuovo disco si affianca a Leon Pantarei, percussionista di grande sensibilità e talento, che vanta collaborazioni di rilievo in ambito jazzistico e pop.
Anche in questo caso Danilo Guido, grazie agli studi classici e alle contaminazioni che contraddistinguono la sua penna, riesce in un’opera fatta di sensazioni vivide e di interpretazioni suggestive.
L’album è composto da 7 tracce originali scritte da Guido, in cui i due musicisti si alternano a numerosi strumenti, introducono voci, suoni metaforici, sovraincidono e creano loop, creando varietà e spessore nell’ascolto completo.
L’apertura del lavoro è delegata a “Josh“, dove il Guido inizia con un suono di flauto che sa di lontananza e ricordi, in cui si innestano voci e ritmi sempre più incalzanti. Pantarei prosegue così l’esposizione verso il tema mentre la linea di flauto si trasforma in un solo di ritmo raddoppiato. L’interplay è tutto in questo album: si sente già da questa esecuzione in cui si alternano diversi momenti di comunicazione e di incroci fra i musicisti, che, raggiunto l’apice, chiudono il brano con delicatezza e armonicità.
“Amal” segue nella tracklist, con il multipercussionista che introduce il tema eseguito dal clarinetto basso. Atmosfera plumbea e melanconica, per una traccia che alterna momenti di ritmo a momenti di arresto, creando un’esposizione ciclica. Guido passa poi al sax soprano, eseguendo il solo così su un accompagnamento ritmicamente complesso che conduce poi al finale dell’elocuzione.
“Samia” le connotazioni misteriose e ariose dei lavori precedenti si sentono tutte, soprattutto in questa esecuzione dove Guido espone con doppio strumento a fiato suonati contemporaneamente, clarinetto e sax. La sovrapposizione dei suoni offre lo spazio giusto al ritmo del Pantarei che decora la tela stesa dal sassofonista con un incedere tribale. A questo punto ascoltiamo la stesura solistica del sassofonista al sax tenore, in un gioco di intrecci sonori con il compagno di viaggio, che permette al brano di raggiungere apici musicali di spessore.
Nell’ordine il prossimo brano è intitolato “Jo Zangara” -di cui è stato prodotto anche un videoclip originale, ispirato alla storia dell’omonimo Joe Zangara: anarchico italiano che tentò di uccidere il presidente Roosvelt negli anni ’30-.
La composizione risulta strutturata e arricchita di una narrazione vocale che a tratti irrompe nell’esecuzione, con espressioni dialettali calabresi. Il solo del sassofonista è una lunga e articolata stesura, fatta di raddoppi, armonici e note strappate, come a voler sottolineare la natura controversa, drammatica e misteriosa del personaggio cui l’opera trae ispirazione.
“Sueños desde el mundo de abajo” è una composizione dove letteralmente il respiro la fa da padrone. La musica è perciò accompagnata da suoni e da respiri, che si sviluppano e arricchiscono di personalità e originalità l’evolversi dell’ascolto. Il parlato, il ritmo di accompagnamento e il flauto creano un’atmosfera notturna e tenebrosa.
Un suono arabeggiante e quasi artificiale, ci conduce alla successiva composizione chiamata “Larsen“. Dopo un’introduzione mistica, il brano rivela il suo vero carattere in cui un loop di sassofoni crea la base su cui Guido e Pantarei espongono il tema. Il primo procede spedito già nello svolgimento del proprio assolo, che grazie agli effetti applicati allo strumento -proprio per emulare in modo controllato l’effetto Larsen– offre un suono che sembra a volte acustico a volte sintetico. Pantarei, poi, raccoglie il testimone ed esegue la propria stesura solistica con grande gusto ma anche virtuosismi e ricchezza di sfumature.
Traccia di chiusura di questo interessantissimo album è “Oriente Express“, introdotto dalle ritmiche di Pantarei. Il melodioso sax soprano di Guido ci racconta una storia che viene da lontano e con grande poetica ricama un’improvvisazione ricca di melodia e di interplay col percussionista, riuscendo anche in questo caso, e in tutto l’album, a farci superare l’esigenza di una sezione ritmica completa.
La tela dipinta dal Guido e da Pantarei è ricca di colori ed effetti di luce, con tecnica minimalista conservando completezza ed efficacia del messaggio. Un lavoro, nel suo complesso, che esprime e colpisce in modo esotico l’ascoltatore, offrendosi con godibilità e freschezza.
Buon ascolto!