L’album di esordio del sassofonista di Acri (CS) è un’intera e lunga linea melodica in cui si può ascoltare il respiro dell’anima.
Danilo Guido in “The Breath of Soul“, edito da NJS nel 2019, è un lavoro intimo e personale, con una vena sperimentale che troviamo anzitutto nella scelta di andare da solo per l’intero disco.
Danilo Guido, che nel lavoro suona svariati strumenti a fiato quali sassofoni e clarinetto, fa sua l’esperienza di Roland Kirk, offrendoci passaggi a doppio strumento. Fra la scelta coraggiosa del disco-solo e l’innovazione, troviamo anche un positivo utilizzo della composizione originale che, nel contesto descritto, rimarca la voglia, o l’esigenza, del rendere questo lavoro davvero personale, intimo e non replicabile.
Un po’ come accade con la musica di Thelonious Monk, questo è un album da ascoltare con attenzione, sebbene la mancanza di sezione ritmica, accompagnatori e improvvisatori collaterali, il discorso melodico e gli sviluppi di Danilo Guido, dapprima nelle esposizioni tematiche e successivamente nei soli, richiede una buona dose di orecchio e attenzione. La musica che si apprezza nel lavoro non è ostica, ma in quanto espressione personale e con mezzi rarefatti, risulta diversa dal solito. Insomma: una prova per Danilo Guido e una prova per noi.
Infatti, non bisogna sottovalutare lavori come questo (di cui ricordiamo l’altrettanto interessante, personale e innovativo esperimento in Olimpo di Francesco Caligiuri) dove la mancanza di elementi non è affatto mancanza di spessore, qualità e ricerca. Anzi, il dono della sintesi non è da tutti.
E’ quindi ora di far da parte i convenevoli, dovuti per il pregio dell’opera, e passare in disamina le composizioni che si possono ascoltare in The Breath of Soul:
- The Breath of Soul
Brano 3/4 strutturato in AABA, grazie a questi riferimenti possiamo seguire la struttura del tema e del solo dell’artista, che ha una bella linea melodica spesso ricamata nelle esposizioni tematiche, come anche richiamata nello sviluppo solistico. Molto interessante è l’avvicinarsi di Guido al solo, in cui il suo respiro si avvicina alle nostre orecchie per accarezzarle per poi crescere e diventare un vento più passionale e deciso - Lonely Wolf
E’ un brano in cui sentiamo un richiamo, quello della foresta, quello che probabilmente ha sentito l’autore e l’ha spinto a correre in solitaria. La melodia del brano e il suo sviluppo ci fanno avvistare questo lupo solitario, fra le sue melodie e i suoi versi animaleschi, e quasi lo vediamo avvicinarsi a noi. Così come “vediamo con le orecchie” la sezione ritmica accompagnare Danilo Guido in questo viaggio musicale, ma è solo un’illusione: tutto quanto è necessario al brano si trova già a nostra disposizione - Train of Happiness
L’incedere del treno, emulato con suoni e rumori del sax, ha un effetto molto bello e anche qui come in Lonely Wolf ci richiama alla solitudine musicale apparente dell’esecuzione. In questo, sottolineo, è da notare il coraggio di accompagnarsi da soli con mezzi sonori, melodici e ritmici, che a mio avviso rappresenta un valore aggiunto. I richiami nel brano sono tutti ritmicamente tratti dalla melodia, creando un discorso organizo per l’intera durata del brano. - Lullablues for My Son
Gioco di parole in questo blues tributo familiare di Danilo Guido. Il suono dolce e, aggiungo, retrò del clarinetto offrono come un effetto nostalgico e di ritorno al passato. Brano ed esposizione molto rotonde, si lascia ascoltare anche con un po’ di leggerezza, che non guasta e che, anzi, crea un bel contrasto con i suoni più aggressivi ascoltati nei brani precedenti. - Room, Pt. 4
Con il suo conseuto coraggio, che contraddistinge l’opera tutta, il brano “Room, Pt. 4” rappresenta un richiamo a sonorità mainstream, tenuto conto anche in questo caso di elementi formali che aiutano l’avvicinamento fra ascoltatore ed esecuzione. Non mancano pause e silenzi, mai come in questo caso carichi di significato, usati con destrezza e naturalezza da Danilo Guido. Non ha paura del vuoto il sassofonista, ma lo usa come un elemento della propria tavolozza noncurante, quasi, che è il suo unico accompagnatore. L’intreccio di un tale e marcato chiaroscuro rende questo brano, fra gli altri, quello che allo stesso tempo esprime alternativamente tanto la forza quanto la delicatezza. - Scat Cat
Nuovamente un suono morbido e caldo per questo brano che a me suona come un ritmo latino o forse una bossa o forse un beguine. L’effetto chiaro-scuro qui è aggraziato dalle sonorità di questo gatto che quatto quatto ora ci accadezza con la sua coda morbida, ora fa dei balzelli e lo troviamo già su un albero a rincorrere qualche uccello. - Half Double
“Doppio mezzo” è quel riferimento a Roland Kirk di cui vi parlavo prima. Da buon sperimentatore, l’uso della “doppia-mezza-colonna” è un bellissimo effetto in cui Danilo Guido, gli strumenti multili e l’inventiva, creano un’unione molto proficua e interessante. - Lullablues for My Son (Alternative Track)
Non tutti i dischi ci offrono delle tracce alternative, in questo caso abbiamo la fortuna di averla. Questa è un’opportunità per l’ascoltatore di poter approfondire il linguaggio e l’interpretazione di un artista, ascoltando la sua proposta di alternativa. Infatti, le idee non mancano… lascio a voi, senza svelarvi ormai troppo, di ascoltare tutte le differenze e le sfumature del brano di chiusura!
Buon ascolto!
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