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Sono molto lieto di recensire questo disco perchè mi ha dato la possibilità di ascoltare un grande chitarrista e apprezzarne le sue particolarissime doti. Sto parlando di “I Thàlassa Mas“, di Francesco Mascio (chitarre) e Alberto La Neve (sassofoni).

Un tadem che funziona molto bene, grazie alle composizioni e alle sonorità fluttuanti e dinamiche, nonchè al polimorfismo della chitarra di Mascio. Infatti non solo per l’alternanza di suoni acustici ed elettrici, ma la capacità di trasformare strumenti occidentali in strumenti orientali. Ho sentito ad esempio l’oud nella chitarra classica, piuttosto che ritmi incalzanti battuti sulle corde, o una chitarra elettrica assomigliare ad un balcanico clarinetto.

Il disco è uscito da pochissimo, disponibile da ottobre scorso, ed è edito dall’etichetta calabrese Manitù e ConcertOne, che hanno supportato il duo in questo viaggio sonoro nel mediterraneo. Tutti i brani sono composti da Mascio, tranne I Thàlassa Mas e Neglia e luna di La Neve.

La tracklist è tuta composta da brani originali:

  • Bent el Rhia: un brano molto delicato, dove l’armonia della chitarra di Mascio si fonde benissimo con il suono rotondo del soprano di La Neve. Un brano che evolve raccoglie l’ascoltatore dalla sua frenesia, quasi a portarlo su un monte a vedere un paesaggio diradato ma calmo, una distesa dello stesso colore del tramonto. Uno sviluppo che al suo culmine esplode con degli azzeccati e intriganti giochi ritmici, in cui irrompe una chitarra elettrica/buzuki
  • I Thàlassa Mas: brano che dà il titolo al disco, vede la chitarra elettrica di Mascio trasformarsi in uno strumento a percussione, un tamburo o un cajon? Il tema ripetitivo e ipnotico, offre anche qui un gioco e un intreccio di suoni diversi che si rincorrono l’un l’altro. Molto interessante in questo brano l’uso della sovraincisione, che di solito può stonare nella musica improvvisata, ma la chitarra di Mascio interviene con Scofieldiana spigolosità.
  • Cano: è un’esplosione sonora d’oriente, ascoltando questo brano con un’apertura eccezionale di kora (con la partecipazione di Jali Babou Saho alla voce, con Fabiana Dota, e alla kora appunto), con delle voci che si intrecciano agli strumenti in un brano che ha il ritmo del mare.
  • Soul in September: un brano evanescente e che ricorda le prime piogge autunnali. Con il suo incedere a volte aperto a volte irregolare si offre alla curiosità dell’ascoltatore con grande maestria. Qui, credo, di riconoscere una telecaster che si attiene a sonorità chitarristiche, offrendo al suono “classico” della chitarra elettrica una connotazione di diversità rispetto all’uso esteso dei brani precedenti.
  • Sognando un’altra riva: un brano che ha sonorità più occidentali, che grazie al ritmo ben definito e riconoscibile si ha come la voglia di cantarci sopra (voce di Esharef Ali Mhagag).
  • Vento da est: dopo la delicatezza del brano precedente, torniamo ad ascoltare un bel brano pieno di ritmo. Questo vento da est che sconvolge un po’ l’ascoltatore con suoni percussivi di chitarra, lo stesso Mascio che offre un carattere pungente delle sei corde.
  • Holy woods: voglio immaginare questo brano come tributo a dei sacri legni coi quali si producono strumenti musicali, che danno poi quella leggera serenità che il brano offre con la sua melodia.
  • Neglia e luna: atmosfere notturne e diradate per “nebbia e luna”, in una notte con nebbia che ci catapulta in un clima misterioso ed altamente evocativo. Merito anche della bella voce presente (anche) in questo brano, di Fabiana Dota. Ho gradito molto la prodezza di dare un tono arabeggiante al dialetto. La costruzione è evanescente, lo sviluppo è anch’essa evanescente e la sovrapposizione dei suoni offre ombre, spettri e riflessi di questa composizione nottura.
  • Portrait D’italie: la chitarra di Mascio ci offre uno spaccato musicale più tradizionale, in cui riconosco sonorità più chitarristiche e nell’introduzione uno sviluppo più mainstream. Questo ritratto nasce con una cornice e soluzioni compositive più attinenti al jazz. Forse è proprio questo il messaggio che i musicisti e il compositore ci voleva dare: il ritratto di un’Italia bella, nella sua semplicità immutata e costante

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Buon ascolto!


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