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Vittorio De Angelis, sassofonista napoletano che lavora stabilmente sulla scena romana e nazionale, ha realizzato il disco “Believe not belong” nella particolarissima forma di double quartet. Ci ricorda così le sperimentazioni del free-jazz ma quest’opera si rivolge a un altro tipo di ascolto: fusion e funk la fanno da padrone.

Musicista instancabile che, dagli studi presso il Conservatorio di Santa Cecilia e con Steve Grossman fino alle collaborazioni in tutto il territorio italiano, ha dato vita a un disco con sonorità fresche e scoppiettanti. “Believe not belong” è pubblicato da Creusarte records e contiene 7 tracce originali:

  1. Black Rain
  2. Roy’s Mood
  3. Step Out
  4. Strike
  5. Afrorism
  6. Second
  7. Well

Mentre il doppio quartetto annovera i seguenti musicisti (creando intrecci e diverse formazioni con l’indicazione numerica delle tracce):

  • Domenico Sanna e Seby Burgio tastiere e piano,
  • Francesco Fratini (1, 6) e Takuya Kuroda (2,4) alla tromba,
  • Massimo Di Cristofaro (tutti i brani), Roberto Giaquinto (3,4,6,7) e Federico Scettri (1,2,5) alle due batterie
  • Aldo Capasso (1,2,4) al basso

L’opera inizia con Black Rain, brano al ritmo incalzante e con un intro che promette veramente bene. Il sound si completa con l’esposizione tematica dell’unisono del sax di De Angelis e della tromba di Francesco Fratini. Un tema avvincente e ritmato che ben si sposa col groove del brano. Apprezziamo quindi il solo di De Angelis, che alterna bei momenti di lirismo e virtuosismo, con un suono caldo e pieno. Arriva poi il momento di un altrettanto interessante solo di pianoforte ad opera di Seby Burgio. Si passa poi alla tromba di Francesco Fratini, che si introduce all’ascoltatore lasciando più spazio e con frammenti melodici incede nel suo crescendo con grande intensità.

Segue un tributo al grande trombettista Roy Hargrove, dal titolo Roy’s Mood. Un ritmo pieno e rotondo fa da perfetto accompagnamento alla melodia eseguita dal sax di De Angelis e da Takuya Kuroda. Un brano più smooth con una bella melodia dal sound jazz-funk. Un brano da gustare, con un tema che risulta molto cantabile e melodico.
Un suono di sax melodico e avvolgente apre la carrellata di soli sul brano, con frasi altrettanto melodiche e orecchiabili come il tema. La tromba con sordina di Kuroda ci colpisce tanto coi virtuosismi e suoni taglienti, quanto rassicura con cenni melodici di grande lirismo. Segue poi un solo di Domenico Sanna, al piano rhodes, che con grande gusto ci riaccompagna al tema di chiusura.

Step out, è il brano successivo in cui si riprende con un ritmo e un tema molto ritmato, dalle connotazioni funkeggianti. Tema molto interessante in cui sono presenti connotazioni jazzistiche che si sposano in modo calzante con il groove del brano. La contrapposizione fra il Synth Bass di Domenico Sanna e il pianoforte acustico di Seby Burgio è una trovata molto interessante, da gustare in tutto lo svolgersi e assaporare di nota in nota. Segue poi Vittorio De Angelis, con un solo che stimola il ritmo e il groove del brano. Grazie al suo crescendo e a un solo di grande esperienza, introduce al solo di piano elettrico.

Successivamente troviamo il brano Strike. Un brano dal carattere più funk con un ritmo e un sound elettrico curato ed elegante. Il tema all’unisono di sax e tromba, nuovamente con Takuya Kuroda. L’opera bassistica di Aldo Capasso, inoltre, è anche qui eccellente, di grande pienezza e groove. Un metronomo arricchito di gran gusto. Il trombettista giapponese apre i soli, con un suono naturale e leggermente graffiato, di notevole lirisimo. Segue poi il De Angelis, che offre tutta la pienezza e la fiera irruenza del suo sax, con un altrettanto gustoso assolo.

Un titolo particolare, strano, ma evocativo ed interessante, è Afrorism per il brano seguente. Che richiama al ritmo e alla connotazione più afroamericana del brano. Ritmi, poliritmi e sovrapposizioni per un tema che ricorda vagamente lo standard Afro-blue e che possiede una bella stesura delegata, come si usa nella tradizione jazzistica, all’unisono di sax e tromba, con Francesco Fratini. Apre proprio quest’ultimo i soli, con evoluzioni bop di cantabilità e ricchezza notevoli. Segue poi il De Angelis che di memoria bop o hard bop conserva il suo lancio, per poi evolvere in apprezzabili personalismi.

Second, traccia seguente per il bell’album di Vittorio De Angelis che ci avvicina alla chiusura dell’opera. Un bel brano saltellante e scoppiettante, con stacchi e una bella armonia. Il tema si compone di due parti, di cui quella finale è un lancio che passa per sonorità free e lancia ai soli. Qui troviamo una reintepretazione dei famosi “fours” scambi di assoli fra strumenti diversi, solitamente inframezzati da interventi di batteria, ma qui il gioco è condotto dagli strumenti a fiato. La palla è poi passata al pianoforte con Seby Burgio che si innesta con discrezione e interessanti raddoppi.

Traccia di chiusura dell’interessante e frizzante lavoro di De Angelis è Well. Ritmo e stacchi più serrati, un brano dal clima un po’ diverso ma avvincente come gli altri. Dopo l’esposizione tematica anche qui a deliziare le nostre orecchie è Vittorio De Angelis che esprime un marcato lirismo nel solo. Segue quindi un solo di synth, che con evoluzioni e giochi di pitch bender offre un gran interplay raccolto dalla batteria che cresce simultaneamente.

Un album che abbraccia jazz, smooth, funk e rappresenta sicuramente un lavoro da non perdere. Vittorio De Angelis con “Believe not belong”, buon ascolto!

 


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