“Wait, listen to EGO” potrebbe essere un claim per una pubblicità che invita ad ascoltare questo lavoro discografico. Fresco fresco d’uscita, 4 Febbraio 2018, deve i suoi natali a un giovane e talentuoso cantante calabrase, all’anagrafe Alessandro Rosace.
6 tracce, in autoproduzione, “EGO” è un lavoro in solitaria di Rosace, che con un eclettismo e una creatività molto spiccate, lavora di voce ed elettornica per partorire un lavoro di pregio.
Dal sito dedicato al progetto si legge:
“Voce Elettronica Composizioni Originali
Album e progetto solista
Strumenti utilizzati: Tc-helicon Voice Live Touch, Loop Station RC BOSS 505, Kaoss Pad, Ipad, Dbx”
tanta roba, da far impaurire uno come me che pur essendo un chitarrista non oso immaginare quali diabolici marchingegni si celino dietro a quelle sigle e nomenclature. (Non è vero, fra poco andrò su amazon ad acquistarli e ammassarli sopra la miriade di congegni che ho nella cantina e di cui ormai ho perso memoria e conto 🙂 )
Wait, è la prima traccia ed è un invito ad attendere: hai aperto la porta del mondo di Alessandro Rosace, aspetta e ascolta i giochi sonori che vedrai raccolti e magistralmente disposti con armonia. Con giochi di elettronica e voce, il ritmo di Wait fluisce su una melodia articolata, una melodia cantata. A tratti mi ricorda la fusion degli anni ’80 e qualcosa che ha a che fare con Miles Davis. Chissà?
Proseguendo l’ascolto troviamo il secondo brano, dal titolo che mi ricorda sempre un imperativo: Time. Il cantante ci dice, fra le altre cose, “[..]the time is now…[..] your time is now…” for listening a good electronic-n-jazzy ballad. La voce è chiara e definita, ma anche ricca di effetti. In questo brano apprezzo molto lo scat verso il finale, che in alcuni casi va sul blues in altri sul dissonante. Per lasciarmi poi con un acuto, di botto. Un po’ come quando bevo l’acqua tonica: mi rinfresca, mi stuzzica, ma mi lascia un po’ in sospeso (di bere altro).
Life, è il brano con cui cerco di soddisfare la sete rimasta dal brano precedente. Sento ancora amosfere molto contaminate dagli ascolti degli anni passati, quelli delle vere e proprie sperimentazioni più forti, di cui Alessandro Rosace riesce a raccoglierne degnamente l’eredità. Life, mi sa di un sottofondo tenebroso; non nel senso di un brano relegato a un ascolto di serie B. Piuttosto un sigaro di grande qualità che lo gusti guardando un quadro d’autore. La sua essenza ti entra come il fumo del sigaro e non puoi fare a meno di un’altra boccata.
Il brano successivo mi sa di tribale e di matrico: Go, si apre con un ripetersi di frasi e ritmi evocative. Procede poi con un tema molto curioso e rilassante. La struttura del brano lo rende molto orecchiabile e anche l’arrangiamento lo trovo molto digeribile, per un brano sperimentale come questo del resto è. Un po’ un monito ad andare, andare avanti, o correre in una tribale pianura fra piante e alberi che si levano dal suolo come mani, vive ed evanescenti. Evoca in me uno scenario fantasy.
Fly, è la quinta traccia di “EGO”. Una curiosa introduzione apre il brano con accenni e vocalizzi che in un cresendo molto delicato aleggiano come degli spettri. La voce di Alessandro, in Fly, vola per davvero: si leva come un aquilone a volteggiare sapiente e distratto allo stesso tempo, su una base ritmica e armonica fatta di onde, ripetizioni e percussioni.
Il viaggio musicale che abbiamo fatto ascoltando questo album si conclude a sera, con Night. In questa composizione il potere evocativo della voce e dei synth rende molto bene l’idea di un ricordo notturno. Quasi quasi direi che mi sento di riprendere le impressioni di Go, precedentemente ascoltata, sviluppate in un contesto sommesso ma allo stesso tempo con sensilibità e delicatezza, estese in una nenia dolce e amara. La melodia si trasforma abilmente con un sound world music, stile Pat Metheny.
L’album si compone quindi della tracklist:
- Wait
- Time
- Life
- Go
- Fly
- Night
e mi ha lasciato una grande curiosità. Ritenendolo molto degno di nota per la sua natura sperimentale e coraggiosa, mi rimane solo un rammarico: quello di non aver sentito ancora, altri brani e sopratutto Alessandro Rosace cimentato in improvvisazioni più lunghe, per appagarmi della sua tecnica e della sua inventiva.
Buon ascolto!
Alessandro Rosace – Wait: http://www.alessandrorosace.flazio.com/