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E’ come il suo strumento musicale, Francesco Caligiuri. Un gigante buono: prima ne vedi le fattezze, l’imponenza poi approfondisci un attimo e capisci il buono che ci sta dietro e te ne appassioni.

Così è anche il sax baritono da lui suonato, fra gli altri strumenti, nell’esordio discografico con Dodicilune.

Nel lavoro pubblicato nel 2017, chiamato “Olimpo“, su una metafora greca, sviluppa con coraggio, perchè da solo e perchè è un disco da scoprire con attenzione, la sua creatività.

Già perchè “Olimpo” non è un disco per ascoltatori naif o poco attenti: la sua natura sperimentale non deve nè demoralizzare nè scoraggiare, ma essere intesa con rispetto e grande curiosità. E’ invece un primo passo necessario da affrontare per sentire l’inventiva di un giovanissimo sassofonista calabrese, di cui Michael Godard ha curato una liner note estremamente positiva. Ne apprezziamo soprattutto la sua espressività fatta di prorompenza e di un giovanile ma strutturato entusiasmo sviluppato nelle diverse tracce.

Da sè, Francesco Caligiuri, con l’aiuto dell’elettronica e utilizzando diversi strumenti a fiato, crea ben 9 tributi al mondo mitologico greco, uno diverso dall’altro e con diversi arrangiamenti e intensità. Non meno importante è, ricordandolo, il fondamentale contributo e supporto tecnico fornito dallo Studio Dedalus, Cosenza.

La tracklist completa è la seguente:

  1. Zeus
  2. Dionisio
  3. Afrodite
  4. Ade
  5. Apollo
  6. Ares
  7. Efesto
  8. Athena
  9. Poseidone

 

Con un’apertura affidata al brano Zeus, ascoltiamo la composizione di Caligiuri, che passo dopo passo struttura il brano con diversi strati sonori che si sovrappongono. L’ingresso del sax parla di una lingua fatta di una melodia nostalgica, che si sviluppa in un solo a volte rarefatto a volte pieno e corposo.

Dionisio, un etero tributo al dio dell’ebrezza e del vino, ne descrive perfettamente i voli del sax soprano con un’improvvisazione continua su note alte, melodie ripetute ed esplorate con lirismo.

Afrodite, invece, nasce in una selva, resa oscura dal profondo suono di un clarinetto basso che ci introduce con ritmo a un intrecco col soprano. Quest’ultimo, con note dal sapore orientale ed arabeggiante, sviluppa il tema e riprende con essenza vigorosa il cammino tracciato nei soli precedenti, esplorando melodie e possibilità sonore delle più differenti. Il brano si chiude con un intreccio più rapido, fugato, che sa di una corsa, una rincorsa musicale.

Dall’Ade, invece, si leva un suono di flauto trafitto dal respiro. Un brano che contiene la tenebrosità che ci ricorda il titolo stesso e l’aldilà. Con possenza ed energia, quella che probabilmente sta negli ultimi istanti vitali a ridosso delle porte dell’Ade, i sax di Francesco Caligiuri si alternano in improvvisazioni successive e taglienti.

Apollo è un tributo, anch’esso etereo e volatile, eseguito con flauto. Una melodia saltellante e gioviale, un Apollo in festa, che celebra le arti e il sole.

Non sete di sangue, ma sete di note, ascoltiamo dalla sesta composizione Ares. L’energia, con un reverbero pronunciato, offre un suono molto particolare al sax baritono: una celebrazione di una pianura su cui si combatte una lotta fatta di note, di flussi sonori, di rumori. L’energia e la disperazione della lotta, l’eco della battaglia, si sentono tutte nel suono e nell’intensità interpretativa di questo brano.

Il colpo, il rintocco di una fucina, fa da accompagnamento alla musica dedicata ad Efesto, il dio della metallurgia. Su questo orologio sonoro, il tributo di Francesco Caligiuri, si muove sui rintocchi: un fraseggio evocativo, che a tratti lacera i rintocchi di sottofondo, che con un crescendo di note evoca le fiamme e i carboni ardenti della fucina.

Difeso dalla dea Atena, nome dell’ottava traccia, Francesco Caligiuri si lancia verso l’epilogo del suo lavoro discografico, attraverso un solo-solissimo tributo alla dea degli eroi. Il brano è carico di energia, con un lavoro di concentrazione a mio avviso non indifferente. Sax e anima, questo è quanto serve al sassofonista per sviluppare una composizione fatta di più momenti concatenati da elementi ritmici tirati fuori dallo strumento.

“Olimpo”, si chiude quindi con Poseidone. Zeus e Poseidone, come ci insegna la mitologia, sono due fratelli, rispettivamente dio degli dei -del cielo- e dio del mare. I due dei, racchiudono tutto il lavoro compositivo e improvvisativo del sassofonista: le due estremità anche se divise dalla disposizione, sono unite. Gli schioppi i suoni e gli elementi sonori d’apertura del brano, si sviluppano e si delineano con ordine e precisione durante l’ascolo, in un caratteristico e incalzante crescendo tipico e caratteristico di Francesco Caligiuri. Un brano che mi ha dato l’idea di voler concludere il disco con un’esplosione, una dirompenza e un grido che lascia poi qualche attimo in più a respirarne il senso e l’aria rarefatta. La chiusura sa di una polvere da sparo ormai esplosa, di una distruzione che, positivamente, concepiamo come una costruzione/distruzione sonora.

“Olimpo” è un lavoro discografico molto interessante. Sicuramente per me è stato tanto appassionante, cercare di descriverne le fattezze, quanto difficile: la bellezza dell’arte a volte sta dietro un velo, e da bravi ricercatori dobbiamo sempre sollevare i veli, siano essi veli di seta siano essi corazze. Un sincero plauso a un giovane artista che ha debutatto con un lavoro compositivo in solitudine, nonchè una nuova leva, che come le altre, partendo dal Sud Italia, ha sicuramente faticato tanto e nel suo stile troviamo un lavoro maggiore degli altri, non per questo venendo meno agli “obblighi” qualitativi di un vero artista.

Buon ascolto!

 

Francesco Caligiuri – Olimpo

 


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