Ricevo un messaggio di posta… il Maestro Dino Massa mi scrisse. Ho pensato “qualcuno deve essersi impossessato del nome del maestro e fattomi uno scherzo”. Invece ho avuto l’onore e il piacere poi di scoprire che il messaggio era vero e ricevere a mezzo posta il disco fisico de “Suite Pour Le Piano For Jazz Quartet”. Dopo la sorpresa iniziale, e il piacere di aver avuto una cordiale corrispondenza cartacea con Dino Massa, che in quanto cartacea ha avuto per me un chè di umanità d’altri tempi e di confidenza ormai persa con pc, tablet, smartphone e diavolerie di cui siamo ormai drogati, ho la seconda sorpresa: (ri)trovo ai fiati il (mio) Maestro Nicola Pisani (se non sbaglio e fra le altre cose attualmente Docente presso il Conservatorio di Cosenza, nonchè mio stimato relatore della Tesi di Laurea in Chitarra Jazz – sono ormai passati quasi 10 anni!).
Tutto questo racconto e le sue implicazioni, non fanno che rendere il lavoro più delicato e complesso: già perchè vestitomi dei panni del “recensore” -con le mie umili capacità e possibilità-, per fare un buon lavoro bisogna togliere quelli dei sentimentalismi e andare dritto al punto, con coerenza e oggettività. Gli sforzi fatti finora nel parlarvi degli altri lavori presenti sul sito, spero, abbiano dimostrato quanto ci tenga a fare di JazzReviews.it un luogo che sia il punto di partenza di ascolti di qualità, facendo analisi che diano uno spunto di ascolto senza svilire o banalizzare la magia e la curiosità dell’ascolto reale. Farò lo stesso, anche con il lavoro che andrò a descrivervi, parlando delle caratteristiche e dello sviluppo musicale che Dino Massa e il suo Jazz Quartet ci offrono proprio in “Suite Pour Le Piano For Jazz Quartet”.
Fatte le doverose premesse, parliamo di musica!
Beh “Suite Pour Le Piano For Jazz Quartet” ricalca due aspetti fondamentali; la sua doppia natura ci introduce a 4 suite, come appunto ci ricorda la tradizione delle suite, con movimenti che traggono spunto, nella loro essenza e volendo riassumere in poche e rapide parole, dai movimenti canonici degli stessi. La natura altra, invece, è quella jazzistica che dà ai quattro movimenti canonici tutte le fattezze e le caratteristiche della musica jazz -con temi, improvvisazioni e linguaggio- fra l’altro di quella davvero buona.
I brani che compongono il disco “Suite Pour Le Piano For Jazz Quartet” sono appunto 4 e denominati senza fronzoli come segue:
- Suite No 1
- Suite No 2
- Suite No 3
- Suite No 4
Come direbbero gli americani, il “personnel” del disco è fatto d’esperienza e di grande qualità:
- Dino Massa – pianoforte
- Nicola Pisani – sassofoni
- Luca Garlaschelli – contrabbasso
- Alessandro Rossi – batteria
Edito dalla norvegese Losen Records, “Suite Pour Le Piano For Jazz Quartet” è un lavoro da ascoltare, più di ogni altro, tutto d’un fiato.
“Suite No 1” è il movimento d’apertura del disco, e si introduce con un andamento di pianoforte ricorrente e incalzante dove un’abile mano destra sviluppa una libera improvvisazione. Si fanno così largo contrabbasso e batteria per introdurre il tema, sviluppato dal sassofono soprano. Un tema fatto di sonorità modali e suoni moderni si apre all’ascoltatore; il seguito è un incalzare delicato di ritmo e improvvisazione iniziata proprio dal soprano che ne ha presentato la melodia. La sezione ritmica, molto reattiva, è davvero ben ancorata ai moti del sassofono, rendendo con un grande senso di interplay, ogni momento di solo molto intenso. Tocca poi al pianoforte, in una dinamica più bassa e delicata, introdursi col solo. La progressione solistica del pianoforte è fatta di note inizialmente galoppanti, poi di un’intensità e un virtuosismo maggiori che si apre anch’esso a un bel momento di solo di gruppo. Si ritorna al tema iniziale per poi introdurre con un giro di basso doppiato col contrabbasso il nuovo tema. Entra così il baritono, su un tema molto movimentato e fatto da begli stacchi ritmici.
Il solo è delegato anche stavolta al fiato, speso nella possenza del baritono che fra successioni free o estremamente ordinate, ci stuzzica l’orecchio. L’andamento ritmico è su un’armonia sospesa, precaria, di grande espressività tensiva per poi riprendere chiusure dell’armonia del tema.
La suite tramonta poi sulle note del contrabbasso, che con un’espressività delicata e profonda introduce il tema finale e la chiusura della prima traccia.
“Suite No 2” mi ricorda un po’ la musica leggera, con la sua introduzione arpeggiata e giocosa di piano. Ma nulla di più sbagliato della mia impressione, quando poi si sente il tocco magico ed esperto della (mano) destra di Dino Massa. Ricalcando a volte arpeggi a volte un’armonia più definita a volte il tema vero e proprio, il pianoforte vola quasi, a volte, in sonorità che avvicinerei a qualcosa di chopiniano. Si arresta tutto e ci si ritrova negli USA con un cattivissimo tema jazz, dove il baritono, anche stavolta, travolge col suo incedere corposo e di pancia. Dopo la sberla dell’accattivante tema, il baritono prende la parola per raccontare la sua storia fra modalità e virtuosismi, componendo assieme al gruppo il solo e il viaggio. Dopo un momento destrutturato e preparatorio, si va in 4, come su di un treno ad alta velocità con note e ritmi taglienti. Ritorna così il piano e dopo una progressione discendente il silenzio: si destruttura di nuovo il tutto e si passa a un solo di piano sul registro medio-grave che pian piano sale, cresce anche di intesità. Si passa così come un fiume in piena si eclissa in mare aperto, verso un momento dove stacchi e batteria fanno da padrone per sprofondare in quel mare aperto a far morire il loro incedere tumultuoso.
Quasi dopo la tempesta di note, il tema calmo e più intimo si appresta verso le orecchie dell’ascoltatore e con la delicatezza del soprano si sviluppa nel suo open/closed. Un grande lirismo è espresso dal soprano, ad opera di Nicola Pisani che ha saputo finora esprimere possenza e delicatezza. Lirismo che porta, finalmente, a un solo di contrabbasso dove lo sento davvero più protagnista. Davvero un bel solo, fatto di respiro di costruzione ritmica e melodica che porta le note in basso e in alto su uno strumento davvero complesso ma estreamente affascinate. La chiusura è affidata al piano che con un bel solo conclusivo ci accompagna al tema finale.
“Suite No 3” è la sarabanda. Dalla tradizione però si parte subito con un tema affidato al soprano che regala saltelli e si sviluppa poi in duo col contrabbasso. Un bel momento di respiro che poi viene completato con il ritmo di una batteria percossa dalle abili spazzole di Alessandro Rossi. Si riprende col pianoforte che dopo il solo introduce il nuovo tema della terza suite. Avviene così la magia di una ballata, che apre gli spazi.
“Suite No 4” si introduce con dei bei giochi di cambio di tempo fra il 4/4 e il 3/4 (qualcosa che anche Miles Davis ad esempio usò tanto tempo fa, in un brano come “Joshua” di “Seven Steps to Heaven”). Un gran swing fa correre veloce le note e le improvvisazioni, con apertura dei soli affidata al piano.
Dopo il solo di piano e il tema, ecco una nuova melodia affidata a un saltellante e gioviale sassofono soprano, quasi a ricordare le sonorità della suite precedente. Questi apre il nuovo brano della suite col solo per poi lasciare il campo al solo di pianoforte. La suite si chiude con un momento free, di grande effetto.
Dino Massa con “Suite Pour Le Piano For Jazz Quartet” ci regala un ascolto sì impegnativo (come avrete notato durante la lettura, alcuni aspetti sono giocoforza legati a un tradizionale incedere schematico, che però non deve distogliere da cosa e quanto è raccontato in esso) ma di grande gusto. Nondimeno, un Jazz Quartet fatto da musicisti affermati ormai da anni nel panorama nazionale che, al di là dei gusti personali di ciascuno di noi, danno prova e confermano grandi capacità e talento durevoli e rinnovati, in chiave jazzistica.
Buon ascolto!
Dino Massa – dinomassakc.com – “Suite Pour Le Piano For Jazz Quartet” Losen Records, 2017